Lega Consumatori

EDUCAZIONE FINANZIARIA. ACCESSO AL CREDITO, INFORMAZIONE, ASSITENZA E SOSTEGNO AL CITTADINO CONSUMATORE E ALLA SUA FAMIGLIA E PREVENZIONE DEL SOVRAINDEBITAMENTO.

TARGET DI RIFERIMENTO:

I cittadini consumatori lombardi in condizione di povertà. Le famiglie lombarde, gli anziani.

Riguardo al primo target: i cittadini consumatori lombardi in condizioni di povertà facciamo riferimento a:

  1. LA POVERTA’ IN LOMBARDIA E IN ITALIA
  • La povertà in Lombardia

I cittadini lombardi sono più ricchi ma anche i più colpiti dalla crisi In Lombardia il reddito medio pro capite è più alto del resto d’Italia: 23 mila euro lordi all’anno contro i 19.600 a livello nazionale. E lo stesso vale per le famiglie che dispongono di 34.100 euro contro i 29.426 della media italiana. Il dato straordinario è che però in Lombardia in un biennio (2012-2013) è esplosa la povertà relativa ossia di coloro che non possono spendere quanto un italiano medio: la crescita è stata del 52% contro il 13% italiano, per un totale di 283 mila famiglie. E’ andata ancora peggio per la povertà assoluta. I poveri, cioè i cittadini lombardi che non hanno i soldi neppure per comprarsi i beni necessari per vivere: nel giro di due anni il loro numero è quasi raddoppiato (contro un aumento del 52% nazionale), per raggiungere quota 260 mila. Certo in Italia la quota di famiglie povere in senso relativo resta comunque doppia, con una percentuale del 12,6%). Altrettante famiglie, ossia sempre sei su 100, sono povere assolute (a livello nazionale sono otto ogni 100).
Un periodo nero. Un quarto dei lombardi dichiara meno di 10 mila euro di reddito annuo (in Italia i redditi così bassi sono un terzo). E il 2013 è stato addirittura l’anno in cui, per la prima volta, il reddito si è ridotto rispetto all’anno precedente (34.097 contro i 34.347 del 2012).

Conseguenze

Tutto ciò ha ripercussioni pesanti sulla vita quotidiana, che non possono essere ignorate. Nel 2013 hanno avuto problemi a pagare l’affitto o il mutuo 200 mila famiglie (l’11%). D’altronde il tasso di disoccupazione è ormai all’8,2% (nel 2004 era al 4,1%): e la mancanza di lavoro spesso si porta via anche la dignità. Così la diseguaglianza cresce. Nel report di Eupolis intitolato «Redditi e povertà in Lombardia» è fotografata anche la povertà estrema: 380 mila persone in Lombardia si sono rivolte al Terzo settore per chiedere aiuti materiali in cibo, farmaci, vestiti o altro (gli enti coinvolti, preziosi per il sistema di Welfare, sono più di 1.600). Ormai non si tratta più solo di stranieri, ma anche del 40% di italiani (metà donne e metà uomini soprattutto tra i 18 e i 64 anni). «Solo a Milano nel 2013 sono stati registrati oltre 500 senza tetto in strada e oltre duemila presso i dormitori – si legge nel documento -. La presenza rispetto al 2008 è quasi raddoppiata (erano circa 1.500). Diminuisce l’età media che nel 2013 è di 44 anni per gli homeless in strada e di 40 per quelli ospitati dalle strutture. Gli stranieri costituiscono l’83% della popolazione in strada e il 77% di quella nei dormitori.

  • La povertà in Italia

 

  1. Famiglie In condizioni di povertà assoluta.

L’Istat rivela che un milione e 470mila famiglie (il 6,8% della popolazione residente, ovvero 4 milioni e 102 mila persone) sono in condizione di povertà assoluta, con percentuali che salgono al Sud (8,6%) e sono più basse al Nord (4,2%) e al Centro (4,8%). Significa che una coppia di genitori tra i 18 e i 59 anni, con due figli tra i 4 e i 10 anni, spende meno di quei 1623,31 euro al mese considerati necessari per acquistare beni e servizi indispensabili.

Tra i 4 milioni di poveri, 1 milione 866 mila risiedono nel Mezzogiorno (l’incidenza è del 9%) e 2 milioni 44mila sono donne (il 6,6%), 1 milione 45 mila minori (il 10%), 857 mila hanno un’età compresa tra 18 e 34 anni (8,1%)e 590 mila sono anziani (pari al 4,5%). Nonostante il calo (dal 12,1 al 9,2%), la povertà assoluta rimane quasi doppia nei piccoli comuni del Mezzogiorno rispetto a quella rilevata nelle aree metropolitane della stessa ripartizione (5,8%). Il contrario accade al Nord, dove la povertà assoluta è più elevata nelle aree metropolitane (7,4%) rispetto ai restanti comuni (3,2% tra i grandi, 3,9% tra i piccoli).

  1. Famiglie in condizione di povertà relativa

Nel 2014 risulta povero «relativo» il 10,3% delle famiglie e il 12,9% delle persone residenti, per un totale di 2 milioni 654 mila famiglie e 7 milioni 815 mila persone. Le famiglie «relativamente povere» sono quelle che non raggiungono la spesa media mensile per persona nel Paese: le famiglie composte da due persone che hanno una spesa mensile pari o inferiore alla soglia di povertà, che nel 2014 è risultata di 1041,91 euro, vengono classificate come povere. Anche per la povertà relativa si conferma la stabilità al Nord, al Centro e al Sud e il miglioramento della condizione delle famiglie con a capo una persona in cerca di occupazione (l’incidenza della povertà relativa passa dal 32,3% al 23,9%, con un -8,4%) o residenti nei piccoli comuni del Mezzogiorno (dal 25,8% al 23,7%).

  1. I CONTENUTI E GLI OBIETTIVI DEL PROGETTO PER LA LEGA CONSUMATORI A SOSTEGNO DEL PRIMO TARGET DI RIFERIMENTO: I CITTADINI CONSUMATORI IN CONDIZIONI DI POVERTÀ.

Procediamo per punti:

  1. azione formativa per uno stile di vita coerente con le esigenze e finalità , assunte ormai a dimensioni globali, di uno sviluppo equo, sostenibile e solidale, a livello personale, familiare e sociale 

Un contenuto di base per tale azione lo ricaviamo da un passo della enciclica sociale di Giovanni Paolo Secondo: la “solicitudo rei socialis: “ Dovrebbe essere altamente istruttiva una sconcertante costatazione del più recente periodo: accanto alle miserie del sottosviluppo, che non possono essere tollerate, ci troviamo di fronte a una sorta di supersviluppo, egualmente inammissibile, perché, come il primo, è contrario al bene e alla felicità autentica. Tale supersviluppo, infatti, consistente nell’eccessiva disponibilità di ogni tipo di beni materiali in favore di alcune fasce sociali, rende facilmente gli uomini schiavi del «possesso» e del godimento immediato, senza altro orizzonte che la moltiplicazione o la continua sostituzione delle cose, che già si posseggono, con altre ancora più perfette. É la cosiddetta civiltà dei «consumi», o consumismo, che comporta tanti «scarti» e «rifiuti». Un oggetto posseduto, e già superato da un altro più perfetto, è messo da parte, senza tener conto del suo possibile valore permanente per sé o in favore di un altro essere umano più povero. Tutti noi tocchiamo con mano i tristi effetti di questa cieca sottomissione al puro consumo”

Nell’esperienza diretta della distribuzione dei pacchi di eccedenze alimentari a famiglie povere sovente ci siano trovati di fronte a famiglie con figli che ostentavano cellulari moderni e costosi. L’azione di contrasto alla povertà e di prevenzione del sovraindebitamento parte da qui.

  1. b) cogliere, diffondere e operare da soggetti protagonisti nelle dinamiche attivate dalla crisi: Essa:

– produce una riduzione del reddito e questa induce a pensare che non ci sono aspettative di aumenti significativi per il futuro.

– porta ad un mutamento degli stili di vita e modelli di consumo con tagli di eccessi e di sprechi, (secondo il Censis i cittadini che affermano di avere ridotti i consumi sono il 60,4% e tagliati gli sprechi il 48,1%) e con la  scelta di una nuova sobrietà che non rinuncia alla qualità per alcuni beni e servizi.

– fa avvertire sui bilanci famigliari una forte pressione per categorie di spesa quali quelle della casa.

– crea la consapevolezza che non si tornerà al consumo compulsivo pregresso, che bisogna cambiare il modo di vivere e di spendere con il passaggio dalla dismisura alla misura e che non sempre di più è meglio.

  1. c) formare al discernimento nelle scelte di acquisto dei beni e dei servizi puntando sulla qualità.
  2. d) formare alla programmazione delle scelte di spesa attraverso l’adozione di strumenti quali il bilancio familiare.
  3. e) curare e gestire le misure di agevolazione fiscale, i bonus energetici, i rapporti personali e famigliari con i servizi pubblici a partire da quelli locali come dimensione di educazione finanziaria e di sostegno contro il sovraindebitamento.

IL NUOVO CONTESTO E LE DOMANDE DI ADEGUAMENTO.

La crisi ha creato un nuovo contesto. Il progetto, nella parte di elaborazione e approfondimento culturale, istituzionale, sociale e politico deve saper affrontare al più alto livello possibile:

  • l’inadeguata competenza e informazione del consumatore
  • l’inadeguata trasparenza e intelligibilità del mercato
  • il quadro normativo e regolatorio non adeguato al nuovo contesto.
  • SECONDO TARGET DI RIFERIMENTO: LE FAMIGLIE LOMBARDE

E’ da rilevare sul versante del consumerismo lombardo, come di quello nazionale del resto, il riferimento al cittadino come soggetto individuale e non come soggetto famigliare, a partire proprio dalle Carte della qualità dei servizi pubblici, nelle quali quasi sempre la parola famiglia è assente. Ciò è anche conseguenza di una cultura politica e sindacale incentrata appunto sull’individuo.

Una cultura che non ha inciso negativamente sulla famiglia fino a quando ha retto nella società agricola e industriale il modello sociale basato sul percorso di successione: prima la scuola, subito il lavoro e poi naturalmente la famiglia. La crisi di questo modello a seguito di mutamento culturale e strutturale (dovuto al passaggio scuola, lavoro certo e stabile a lavoro incerto o assente ha portato alla situazione attuale di crisi della famiglia e della natalità.

Il più recente rapporto Istat (19 febbraio 2016) da l’immagine  di un paese in cui l’ aumento della mortalità mostra un livello mai raggiunto nel secondo dopoguerra e va di pari passo con il più basso numero di nascite in oltre 150 anni di unità nazionale. Con il conseguente ulteriore record di un saldo naturale negativo – 165 mila morti in più rispetto ai nati – che determina il calo numerico della stessa popolazione, condizionato anche dalla diminuzione della capacità attrattiva nei riguardi delle migrazioni dall’ estero ed insieme da una crescente tendenza all’ emigrazione da parte degli italiani.

Al 1° gennaio 2016 la popolazione in Italia è di 60 milioni 656 mila residenti con un bilancio di 139mila abitanti in meno rispetto alla precedente rilevazione: una variazione negativa che non si registrava in Italia dal lontano 1918. Non semplici “numeri” ma piuttosto segnali che interpellano. Cifre, percentuali, fenomeni dietro i quali si celano temi complessi e scelte annose, con proiezioni per nulla difficili da immaginare.

Per il ruolo che intendiamo avere come movimento educativo e sociale a fondamento cristiano vogliamo accostare i dati di un Paese in declino colpito dalla denatalità con i risultati delle ricerche sull’atteggiamento dei giovani verso la famiglia. Esse dimostrano che i giovani anche indipendentemente dalle spinte culturali non favorevoli alla famiglia naturale così come è riconosciuta e tutelata dalla Costituzione Italiana coltivano la grande aspirazione di fondo ad avere la famiglia con almeno 2 figli.

La Costituzione, art. 29, infatti afferma: “ La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”

 

Gli ostacoli da rimuovere

Le famiglie non si formano o si formano in modo precario, in primo luogo per mancanza di lavoro. La prova di questo è il calo della natalità al sud superiore al nord perché qui la disoccupazione giovanile è più elevata.

Alla mancanza di lavoro si aggiunge specie per la donna la difficoltà a conciliare lavoro e famiglia. Poi viene la carenza di una politica per la famiglia. La vicina Francia da oltre 40 anni ha un tasso di fecondità costante, dal 1973, crisi  o non crisi le donne francesi mettono al mondo due figli in media  E la spiegazione è semplice. Il governo di Parigi investe nel sostegno alla maternità il 5 per cento del prodotto nazionale lordo. È stato calcolato che un nucleo familiare del ceto medio con un neonato e un figlio all’asilo nido può incassare in un anno qualcosa come 7.000 euro di contributi e sovvenzioni. L’Italia è invece il fanalino di coda in Europa nella spesa per la protezione sociale: 1,4 per cento del Pil, contro una media Ue del 2,3.

La mancanza di lavoro, la difficoltà (soprattutto per le donne) di conciliare vita familiare e lavorativa, la “sconvenienza” dei figli non aiutano certo a guardare con fiducia al futuro.

La Lega Consumatori non intende cogliere l’opportunità del Bando per un progetto di promozione consumerista facendo riferimenti astratti alle figure dei consumatori ma alla realtà delle persone, quindi soggetti di relazione e componenti famigliari e per stare al tema delle povertà fa riferimento al Dossier Istat consegnato al Senato sulla legge di stabilità.

Esso rileva che un minore su 10 in Italia vive in povertà assoluta.  
Il fenomeno coinvolge 571 mila famiglie, per un totale di 1 milione e 45 mila minori residenti nel nostro Paese, di cui 430 mila stranieri.
Una cifra doppia rispetto alla stima 2011 e tripla rispetto al 2008.
IL PEGGIO CON TRE FIGLI. La maggiore diffusione della povertà assoluta si osserva in presenza di almeno tre figli minori.
In questo caso circa un quinto delle famiglie (18,6%) si trova in tale condizione.
Un’incidenza doppia rispetto a quella registrata nelle famiglie con due minori e tripla rispetto alle situazioni in cui il bambino è solamente uno.
FOCUS TRA I SETTE E I 13 ANNI. La quota di poveri assoluti più elevata (11,2%) si registra tra i 14 e i 17enni (quelli cioè che hanno una maggiore probabilità di avere almeno due fratelli minori), per un totale di 291 mila individui.
Tuttavia, poiché i minori tra i 7 e i 13 anni sono più numerosi, è in questa classe di età che si stima il numero maggiore di ragazzi in povertà assoluta: l’incidenza è al 10,3%, per un totale di 407 mila individui.
Più contenute le incidenze e il numero dei bambini in povertà assoluta tra i più piccoli: 9,6% fino a tre anni, 8,1% tra quattro e sei anni, per un totale di 193 mila e 155 mila rispettivamente.
FAMIGLIE STRANIERE PENALIZZATE. «Decisamente grave» la condizione dei minori che vivono in famiglie composte solamente da stranieri: oltre un terzo è in povertà assoluta (il 37,3%, per un totale di 406 mila minori), ma l’incidenza si mantiene elevata anche tra quelli in famiglie miste (19,8%; 84 mila).Ne deriva che su 1 milione e 45 mila minori in povertà assoluta, 430 mila sono stranieri.

Perché la famiglia come target

 

La famiglia è un bene e un soggetto in grado di produrre valore aggiunto per la società.

La famiglia bene della società soprattutto perché crea, amministra e conserva il patrimonio. Questo è vero, ha un suo riflesso anche sulla società, basta pensare al fatto che proprio grazie alla cura del risparmio familiare l’Italia, rispetto ad altre economie con famiglie meno avvedute, sta sentendo meno la crisi.  Tuttavia nella società moderna e complessa la famiglia è chiamata a qualificarsi e valorizzarsi, come bene della società perché promuove e sviluppa beni relazionali. La famiglia costruisce rapporti con la società che la migliorano e la arricchiscono. Ecco in che senso moderno la famiglia produce valore aggiunto. Come definire il “valore aggiunto” della famiglia? Possiamo rispondere che esso è costituito dalle realtà che solo la famiglia è in grado di creare.  Si tratta di realtà non misurabili solo per via quantitativa o economica.  Sono realtà in grado di suscitare il senso altruistico dell’ esistenza, la fiducia interpersonale, il valore morale della relazione familiare come generatrice di sistemi valoriali, fino alla generatività  come reciprocità del dono della vita. La famiglia certo produce valori anche economici che intreccia naturalmente con i valori morali.

 

il valore sociale della famiglia

 

Il valore sociale della famiglia riguarda tendenzialmente tre aspetti:

  1. a) Il valore dei beni e dei servizi portati alla famiglia dai suoi componenti. Esso è in rapporto alla qualità delle relazioni familiari. Se esse sono forti e stabili c’è una moltiplicazione creativa della capacità di sinergia fra le persone e le loro risorse. In queste condizioni si crea valore aggiunto per merito della famiglia. Valore tanto maggiore più è la forza e la durata dei legami familiari. Viene da sè che la debolezza e l’instabilità di essi riduce l’investimento e limita la reciprocità,
  2. b) La capacità della famiglia di redistribuire le risorse fra i familiari in base alle loro necessità personali. Anche qui gioca un ruolo determinante la stabilità e la forza dei legami familiari, se esse sono solide si afferma la condivisione volontaria e l’equità fra chi ha meno e chi ha più. In caso di debolezza o di instabilità dei legami prevale la ricerca di compensazioni in chiave individuale se non individualistica.
  3. c) La capacità della famiglia di contribuire alla società. Qui c’è un rapporto ancora più diretto fra stabilità e forza dei legami familiari e capacità della famiglia di impegnarsi in compito pro sociali. L’instabilità dei rapporti e la famiglia fatta dalla sola coppia chiusa in sè stessa, porta ad ignorare le potenzialità di impegno sociale e quindi a non produrre valore sociale aggiunto. Al contrario la famiglia unita, forte, stabile, ricca di valori relazionali, è in grado di offrire un modello sociale di vita, personale e sociale.

 

 

Per questo ci proponiamo con la nostra iniziativa progettuale di costruire la famiglia come soggetto di cittadinanza,

 

La costruzione della famiglia come soggetto di cittadinanza poggia su 3 capisaldi.

  1. a) Far crescere persone responsabili, adulte, in grado di stare sulle proprie gambe, costruttrici di bene per sè e per gli altri.
  2. b) Costruire i legami familiari “all’interno”: cioè “legami buoni” tra i propri membri, legami di senso, di appartenenza, di gratuità, di reciprocità, è così che il modello fiduciario interno si apre al sociale.
  3. c) Aprire i confini familiari verso l’accoglienza. La famiglia che costruisce “buone relazioni” che definiscono un ambito di “buona vita” che si vuole condividere con altre persone. Da questa disponibilità nascono le adozioni internazionali, ma anche le forme di vicinato con aiuto e sostegno fra famiglie. E’ così che nascono i Gruppi di Acquisto Familiari.

IV.TERZO TARGET DI RIFERIMENTO GLI ANZIANI

Nella nota abbiamo trattato della povertà e della denatalità e nel quadro delineato rischiano di non essere considerate le istanze nell’ ambito dell’assistenza agli anziani e alla non autosufficienza di fronte all’ inesorabile processo d’ invecchiamento della popolazione e alle sempre più fragili condizioni delle famiglie. Non ancora indagati a sufficienza sono poi i temi cruciali del rapporto tra generazioni e dell’equità intergenerazionale, delle ricadute sul sistema di welfare e sulla coesione sociale del Paese. Senza dimenticare che un Paese che perde in natalità perde anche in produttività e sviluppo.

Ora noi pensiamo che un progetto di: educazione finanziaria. accesso al credito, informazione, assistenza e sostegno al cittadino consumatore e alla sua famiglia e prevenzione del sovraindebitamento debba trattare il tema della previdenza e della prevenzione quindi del risparmio di lungo periodo, dei costi del carico assistenziale quotidiano, minuto, che ricade in grandissima parte sui familiari che svolgono sia funzioni dirette di caring sia funzioni di supporto finanziario, dagli stipendi delle badanti alla spesa per i tanti servizi necessari e del rapporto con l’accesso al credito e il rischio di sovraindebitamento.

L’approccio progettuale alle tematiche della condizione anziana intendiamo affrontarle con il metodo proprio della Lega Consumatori: dare risposte concrete alle domande delle persone e delle famiglie con l’informazione, l’accompagno , la consulenza pratica, rivolgersi ai consumatori a partire dai giovani per preparare le condizioni previdenziali i vista della condizione anziana e dei suoi problemi e imprevisti, elaborare e proporre interventi di welfare sopra tutto nel comparto dei servizi pubblici locali promuovendo una partecipazione civica responsabile ed efficace .

LINEE GUIDA E OBIETTIVI DEL PROGETTO.

Fin qui le ragioni del progetto. Esse chiedono una proposta e una presenza che richiede:

  • una attività diffusa di informazione, di educazione, di mobilitazione da realizzare con una rete organizzata ed efficiente di sportelli di sostegno ai soggetti del target scelto;
  • Una attività di comunicazione da realizzare in chiave di direct marketing
  • Una attività di formazione degli operatori per gli sportelli
  • Una attività di formazione di tutor per le iniziative nei luoghi di aggregazione popolare
  • Una attività di formazione per educare e accompagnare il passaggio degli adulti e delle famiglie dall’analogico al digitale nell’uso degli strumenti del credito , dei debiti e del risparmio.
  • Una attività di informazione e formazione per un risparmio responsabile, competente, etico e solidale.
  • Una attività di collaborazione sinergica con associazioni, banche, assicurazioni, istituzioni attente e sensibili alle tematiche in oggetto: Forum Associazioni Familiari, Asssociazioni dei consumatori, Assessorati alla famiglia e alla sanità, Fondazione Educazione Finanziaria (FEDEUF) ABI, Ania, Banca Prossima, Mag 2 . Banca Intesa e Poste Italiane , Censis.

Una attività di approfondimento culturale, istituzionale e sociale sulle tre domande di adeguamento poste dal contesto muovo indotto dalla crisi che intendiamo affrontare al livello più alto possibile:

  • l’inadeguata competenza e informazione del consumatore
  • l’inadeguata trasparenza e intelligibilità del mercato
  • il quadro normativo e regolatorio non adeguato al nuovo contesto.

Il progetto per come ha colto e presentato le ragioni verrà realizzato necessariamente da una parte con tematiche, strumenti e metodi tradizionali: informazione, consulenza pratica , formazione dei cittadini consumatori per difendersi dalle frodi, imbrogli, pratiche commerciali scorrette. In altre parole il progetto avrà necessariamente una funzione assistenziale e riparativa, ma per un altro verso, è questo vuol rappresentare la parte più innovativa del progetto stesso: mettersi a fianco del cittadino consumatore come protagonista familiare per contribuire alla realizzazione di una condizione economica, sociale, culturale e politica grazie alla quale la famiglia lombarda e italiana riprenda la fiducia necessaria per affermare concretamente la sua missione generatrice di sviluppo e di progresso per vie positivamente intraprese in altri paesi europei e magari andando oltre e migliorarle.

Quindi un progetto di apertura alla vita con una funzione propositiva, propulsiva guidata dalla consapevolezza di essere inseriti in un disegno di grande portata, attuale e strategica, con una pluralità di soggetti protagonisti in rapporto ai quali è fondamentale fare la propria parte di soggetto consumerista con la coscienza  che così facendo non ripetiamo cose che competono ad altri, ma invece facciamo cose che senza di noi altri non fanno e senza di noi non sono fatte, così come indica un proverbio ambrosiano “ o felee’’ fa el so mestee’’.